"Nessuno ci crede" - Il nuovo spettacolo del Selvatico
"Nessuno ci crede" 8 giugno 2018 ore 21:00 presso il Parco Fistomba (PD)
Entrata libera con contributo volontario per sostenere il Liceo
Drammaturgia e regia
prof. IGNAZIO LAZZIZZERA
con gli studenti della Compagnia del Teatro d’Arte
e il Gruppo Danza e Movimento
del Liceo Artistico Selvatico
Coreografia
prof.ssa LUCIA MOS
Coordinatore artistico
prof. ANTONIO PANZUTO
Scenografie
classi 3F 4F 5F, ind. Scenografia
prof. Cristina Boaretto,
prof. Monica Boscolo,
prof. Antonio Mengato,
prof. Silvio Santori
Costumi
classe 4D, ind. Design della moda
Prof. MARIA TERESA PANIZZOLO
Musiche
Davide Mangano
Luci
Paolo Rodighiero
Collaborazione alla realizzazione del Progetto
Prof. Massimiliano Celin
Realizzazione grafica
prof. LORENZA SPERANDIO
Compagnia del Teatro d’Arte
Claudia Bujo - Ginevra D’Amico - Jesse Ferro
Tommaso Gazzea - Massimo Ghiro
Margherita Libralato - Monia Mericka
Alice Molari - Sofia Oliviero
Greta Voltan - Erica Zacchetti
Gruppo Danza e Movimento
Alice Tagliapietra - Valentina Garano
Giulia Pengo - Nicole Da Corte - Aurora Cannella
Note di regia
Un ragazzino rifiuta di mangiare una pietanza a base di lumache e sfidando i suoi genitori fugge via di casa; in realtà non va troppo lontano, ma ripara nel suo giardino popolato da alberi di ogni tipo. Fin qui non c’è nulla di strano. Ma il ragazzino, il giovane barone Cosimo Piovasco di Rondò, compie un gesto impossibile: sale sugli alberi e decide di passarvi il resto della sua vita. E qui… nessuno ci crede! A meno che a raccontare la storia non sia Italo Calvino. Ed ecco, quindi, che il giovane barone Piovasco di Rondò, abitante dell’immaginaria Ombrosa, trasforma una disobbedienza tipica degli adolescenti verso gli adulti in una sfida lanciata al mondo e a sè stesso. Ma questa non è la semplice storia di una fuga, perché Cosimo è un “solitario che non sfugge la gente”: la distanza dalla terra e il suo habitat arboreo lo spingono a cercare gli altri. Come dire: la distanza dalla realtà ci porta ad uno sguardo altro, straniante e al tempo stesso lucido verso il mondo, così da comprenderlo meglio. Quest’opera parla di noi, del nostro desiderio di essere rampanti, parla di rivolte e sconfitte, di sogni tenaci a cui rimanere aggrappati. Tanto basta per farla rivivere e farla agire sulla scena. Ma non in un teatro, bensì in un parco. Tra gli alberi, custodi silenziosi e testimoni delle straordinarie scorribande del barone.
Prof. Ignazio Lazzizzera